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percorsi
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FotoLa ciclabile alla periferia di Milano (M. Conter, 2008)

Da Milano (Mi) a Pavia (Pv)

Itinerario breve e totalmente pianeggiante, indicato anche per le gite familiari con l’eccezione dei mesi estivi in cui la combinazione tra umidità e alte temperature, soprattutto nelle ore centrali della giornata, può determinare condizioni davvero torride. La pista ciclabile segue il corso del Naviglio Pavese, le cui acque però non possono offrire alcun refrigerio.

 

Informazioni

Tipologia di percorso pista ciclabile in sede protetta con alcuni tratti di traffico promiscuo
Lunghezza 33 km
Livello di difficoltà facile
Fondo stradale prevalente asfalto
Bicicletta Trekking, MTB, Bici da corsa
Luoghi d'interesse Milano, Certosa di Pavia, Pavia
Informazioni pratiche
Gpx del percorso http://www.bicitalia.org/yourls/pavese

Alloggi per cicloturisti

Descrizione

Al pari della ciclabile della Martesana e del Naviglio Grande, la pista del Naviglio Pavese è un classico per tutti i ciclisti milanesi e lombardi. Si parte dalla darsena, a pochi passi dal centro città. Nel giro di pochi chilometri la frenesia e il traffico del centro cittadino è già alle spalle, lungo l’Alzaia del Naviglio Pavese il ciclista si trova a pedalare sul lato opposto a quello delle automobili e la sensazione di essere già in fuga dall’ambiente urbano è palpabile.

La pista è tutta in discesa (la pendenza è la stessa che fa scorrere l’acqua da Milano verso Pavia) e il fondo stradale è quasi completamente asfaltato, si trovano soltanto brevi tratti di sterrato compatto su cui comunque si può procedere con qualunque tipo di bicicletta (fare solo un po’ di attenzione con la bici da corsa). Superata la Chiesa Rossa e la Conca Fallata, la chiusa più importante con i suoi quasi cinque metri di “salto”, si pedala attraverso il Parco agricolo Milano Sud, vano tentativo di arginare la furia edilizia che ha pesantemente intaccato lo scenario agricolo della Bassa.

A Badile, frazione di Zibido San Giacomo, si attraversa il naviglio per passare sulla sponda sinistra e imboccare la nuova pista ciclabile che raggiunge la Certosa di Pavia. A Binasco, che segna la metà del percorso, fare attenzione al sottopassaggio ad angolo retto nelle vicinanza di una rotonda. Questo è uno dei tratti più belli di tutto il percorso, con fossi e lunghi filari di alberi a indicare la via fin quasi all’orizzonte. Gli aironi che si possono vedere in lontananza indicano che sono in arrivo le prime risaie, coltivazione tipica della campagna pavese.

A sei chilometri da Pavia ecco Giussago e, poco più avanti, la monumentale Certosa di Pavia che comprende il monastero e il Santuario della Beata Vergine Maria Madre, opere volute da Gian Galeazzo Visconti nel 1393 per celebrare la ricchezza della nobiltà milanese. Ancora qualche colpo di pedale ed ecco Pavia. La pista ciclabile non punta verso il centro della città ma conduce il ciclista in un affascinante tour lungo le antiche mura. Un percorso suggestivo che, dopo il castello Visconteo, culmina nello spettacolo che vede le acque del naviglio confondersi con quelle del Ticino.

IDEE PER LA SOSTA

Certosa di Pavia

Curiosa la storia della Certosa: edificata come ex voto per volere di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, fu affidata prima alla comunità certosina, poi a quella cistercense e, infine, a quella benedettina. Da non perdere all’interno: la pietra tombale di Ludovico il Moro e Beatrice D’Este, gli affreschi e il chiostro piccolo. Per informazioni e prenotazioni: www.certosadipavia.com

Il sistema delle chiuse

Le chiuse idrauliche permettevano la navigazione del Naviglio in entrambe le direzioni, facendone una vera e propria autostrada sull’acqua. Grazie a un sistema composto da 12 conche le imbarcazioni riuscivano a entrare a Milano superando il dislivello di 56 metri che c’è tra la darsena di porta Ticinese e il Ticino.

Il ponte sul Ticino

Il centro di Pavia e il quartiere Borgo Ticino, un tempo all’esterno delle mura cittadine, erano collegati dal Ponte Coperto (chiamato anche Ponte Vecchio), che oggi è uno dei simboli della città. L’originale risale al XIV secolo ma nel Secondo Dopoguerra fu abbattuto e, quindi, ricostruito (in realtà non nella stessa posizione, bensì 30 metri più a valle).